Lavoro: manuale o di concetto?

I giornali di oggi si interrogano sulla necessità di ritornare ad una economia basata sul lavoro manuale.

La manualità è un fattore di crescita per l'Italia ed uno dei motori più efficaci per uscire dalla crisi. Concordo. Questo aspetto, in fin dei conti, si inscrive all'interno della teoria secondo cui è necessario uno "switch" dalla finanza delle bolle e delle speculazioni all'economia reale.

Ma non è questo il punto. Resto perplesso quando si passa all'indicazione delle scuole tecniche e professionali come unica speranza per i giovani di oggi. Lo dicono tutti ormai. In Italia sono sempre più richiesti i lavori manuali. Sono più remunerativi, immettono al mondo del lavoro in minor tempo e, spesso, sono lontani dalla melassa del precariato. Basta con l'egemonia dei licei e delle università. Spazio al tornio in aula e all'apprendistato di bottega.

Tornando indietro, con la consapevolezza di oggi, avrei tentato anch'io un mestiere nell'ambito dell'artigianato. Ma non l'ho fatto. Perchè? Perchè mi hanno insegnato che lo studio - alla fine - paga e che studiare vuol dire emanciparsi, essere cittadini del mondo a pieno titolo, non aver timore reverenziale nei confronti di nessuno. Tutti i genitori sperano che i propri figli migliorino le condizioni economiche e sociali dei padri. Sperano che funzioni l'ascensore sociale. E invece per la mia generazione, quell'ascensore resta perennemente fuori servizio. E così si sceglie il liceo e l'università per specializzarsi, procrastinando l'accesso al mondo del lavoro.

I lavori manuali servono, ma non sono certo la prima opzione che si prospetta per i propri figli.

Con tutto il rispetto per sarti, falegnami, idraulici e tornitori, cosa direste se vostro figlio si presentasse in casa dicendo: "papà, domani vado a montare l'impianto elettrico della sciura Maria"? Probabilmente guadagnerebbe un buon stipendio, crescerebbe forte e sicuro di sè, avrebbe una qualità della vita decisamente migliore rispetto ai tanti precari della comunicazione relegati dietro un pc dalle 8 del mattino alle 10 di sera...

Ma la tuta blu non è certo il primo vestito che cucirei addosso a mio figlio. Come non l'avrebbero cucito gli operai degli anni '60 e '70 che hanno lottato per garantire il diritto allo studio. Per emancipare sè stessi e le generazioni future.

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