Inchiodare i manager alle proprie responsabilità

Per la prima volta "ricevo e pubblico", come dicono i giornali che ben scrivono, questo post del mio amico Marco. Sarà che in questo periodo siamo focalizzati sul lavoro (o il non-lavoro)...

Negli ultimi giorni i media ci comunicano notizie che essi stessi definiscono “allarmanti” provenienti dalla Francia. Dopo Sony, 3M (i post-it) e PPR, holding francese che opera nel settore del lusso e del retail (con aziende come Gucci, Yves-Saint Laurent e Fnac), anche 4 manager della Caterpillar sono stati assediati e di fatto tenuti sequestrati per ore all’interno dei propri uffici a Grenoble. In tutti e quattro i casi, le ragioni della sollevazione era legata a pesanti tagli al personale, 16.000 posti per Sony, 1.200 per 3M e PPR e circa 700 per Caterpillar.
Che il dato che pesa di più sui bilanci di molte aziende sia quello dei costi legati al personale impiegato è una cosa risaputa.
Spesso in passato i licenziamenti sono stati utilizzati in maniera indiscriminata in molte nazioni. Cito solo a titolo di esempio quanto successo alla Dell, azienda di computer americana. Qualche mese fa, alle prime avvisaglie della crisi, Dell ha iniziato il trasferimento della propria sede di Limerick (Irlanda) a Lodz (Polonia). Una volta completato il trasferimento, entro il gennaio 2010, i licenziati saranno quasi 1.900, numero che arriva a superare le 6.000 unità se si contano anche le attività cresciute intorno al centro Dell nella zona dal 1992. Motivo del trasferimento il basso costo del lavoro polacco. La stessa ragione che aveva portato tante multinazionali a porre la propria base europea nell’isola di San Patrizio.
Secondo molti, la crisi che ognuno di noi sta vedendo esplodere nei propri uffici mette in pericolo le fondamenta stesse del sistema capitalistico, così come lo intendiamo oggi.
La crisi è la scossa che fa cadere le mele ormai marce dall’albero dell’economia capitalista moderna.
Da un lato eliminando, almeno in parte, la folle logica della finanza creativa e oltremodo speculativa, che negli ultimi anni aveva movimentato masse di denaro immaginarie. Dall’altro, il terremoto sta inchiodando gli amministratori alle responsabilità proprie e delle aziende che gestiscono, soprattutto nei riguardi dell’economia reale e della società.
Pur con gli eccessi tipici delle masse, i lavoratori francesi stanno dimostrando al mondo, in maniera più concreta di quanto i tagli ai bonus miliardari decisi dal presidente Obama, che la logica della cavalletta non si potrà più applicare all’economia che verrà.
La responsabilità sociale dell’impresa, in effetti, non si misura con gli alberi piantati in una lontana zona africana o dell’Amazzonia, ma soprattutto con le azioni concrete delle aziende per la comunità che le circonda. Lavoro significa possibilità di crescita personale per l’occupato, significa possibilità di sviluppo del territorio, grazie alla nascita di nuove imprese e servizi. Solo con imprese socialmente più responsabili potremmo evitare di trovarci di nuovo al punto in cui siamo oggi.
In Francia quando l’azienda si dimentica delle proprie responsabilità, la comunità, pur con metodologie spesso non ortodosse, provvede a ricordaglielo.
Non c’è nulla per cui essere “allarmati”.

Commenti

  1. Fino a qualche mese fa pensavo che le aziende non avessere "responsabilità sociale". Pensavo facessero solo "business". E invece... Invece adesso penso che le persone fanno l'impresa e senza persone i soldi non si fanno... Le recenti vicissitudini economico-finanziarie insegnano. E così, bene fanno gli operai francesi a sequestrare i propri super-pagati manager... Almeno i media ne parlano... Speriamo, però, che non si trascenda... tra questi mini-sequestri e gli attentati di operai in lotta il passo potrebbe essere breve.

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  2. Ricordiamo che a fare gli attentati, non sono mai stati gli operai in lotta..gli operai veri,in vera lotta, come ad esempio quelli della siderurgia di Napoli, negli anni 70 hanno galantemente accompagnato alla porta le brigate rosse.
    Nemmeno io ci vedo niente di allarmante a ricordare a certe persone che la classe operaia esiste eccome, e che proprio le devianze di questa economia delle parole e non dei fatti, hanno lasciato pensare che si fosse tutti "piccoli imprenditori". Nessuno si è indignato in questo paese per quanto è accaduto a Torino, alla Thyssen Krupp, nessuno ha definito allarmante la morte di persone che, nonostante le scarse condizioni di sicurezza, continuavano a fare il loro lavoro. Giudichiamo invece polemicamente, al punto di riempirci intere trasmissioni, le decisioni del ct della Nazionale.
    Meditate gente, che questo è.

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