La storia di Pinuccio Lovero. Il becchino disoccupato per mancanza di morti

Il custode del cimitero di Mariotto, 42 anni, racconta in un documentario la propria vita: «Dopo l´assunzione non è morto nessuno per quattro mesi. Ora, però, il mio contratto col Comune è scaduto Adoro questo lavoro: scrivo marce funebri e quand´ero bambino non mi sono mai perso un funerale in paese». E il regista bitontino Pippo Mezzapesa ha trasformato la sua vicenda in un film.

Quella domanda, cosa vuoi fare da grande?, Pinuccio se l´era sentita rivolgere mille volte da bambino. E come tutti i bambini, anche lui aveva un sogno. Solo che non voleva diventare astronauta, pilota o calciatore. Pinuccio - che a dieci anni non si perdeva un funerale, a venti scolpiva lapidi e a trenta componeva marce funebri - voleva fare il custode del cimitero. Quando c´è riuscito, la sua vita è diventata un film.È bastata la sua faccia, la divisa grigia da becchino del Comune di Bitonto, la cravatta rossa, il berretto d´ordinanza e un incipit dopo i titoli di testa che è già un programma: «Mi chiamo Pinuccio Lovero, ho quarant´anni e finalmente faccio il custode a livello cimiteriale». Finalmente, perché per lui la morte è una ragione di vita. Una vita che il regista Pippo Mezzapesa ha raccolto nel documentario Pinuccio Lovero - Sogno di una morte di mezza estate scritto a quattro mani con Antonella Gaeta, ricomponendo così la coppia che nel 2004 vinse il David di Donatello col cortometraggio Zinanà e due anni fa narrò in Come a Cassano, ormai un cult su YouTube, un altro sogno, quello di un baby calciatore di Bari vecchia.Pinuccio Lovero, oggi quarantaduenne, licenza di terza media «presa alla scuola serale», fisico asciutto, cranio rasato, sorriso rimesso a nuovo dal dentista e un minuscolo orecchino sul lobo sinistro, ha uno sguardo che non riesci a capire se sia di un furbetto o del bonaccione di paese. O forse tutt´e due, visto che sa suonare il sax contralto, il trombone, la fisarmonica, la zampogna e la tastiera senza conoscere la musica; che compone marce funebri («una l´ho chiamata Vento di passione, dato che di solito hanno titoli tristissimi: Stabat Mater, 2 Novembre, La lacrima... Poi ci pensa il direttore della banda cittadina a trascriverle sullo spartito»); che guida il pullman della Crazy band, l´orchestra di Simone Mezzapesa («è lo stesso che dirige la banda: quando manca qualche musicista, lo sostituisco»); che da ragazzo, quando lavorava sulle lapidi e aveva perciò le chiavi del cimitero, di notte portava gli amici a fare un giro fra le tombe; e visto che una volta «misi incinta la mia fidanzata, così non mi avrebbe lasciato».
Pinuccio è uno che ti spiazza. Come quando sostiene con l´aria serissima, giurandoci sopra, che «se il nome di una persona è stata trascritta sul registro del cimitero, non c´è più niente da fare. I becchini più anziani mi hanno raccontato che qualche morto si è risvegliato, nella notte tra il funerale e la sepoltura, e allora hanno dovuto iniettargli del veleno per ucciderlo: se il tuo nome è scritto nel registro, devono ammazzarti per forza». Lui le ha provate tutte per farsi assumere. «In ogni campagna elettorale ho lavorato per i candidati a sindaco: distribuivo volantini, attaccavo manifesti, mi facevo in quattro per loro. Vedrai che ti farò lavorare come custode, dicevano. Ma mi prendevano in giro».Nel frattempo non si è perso d´animo: ha fatto il garzone in salumeria, il commerciante ambulante, l´assistente del barbiere, il barista, l´addetto ai fuochi d´artificio («ho pure il patentino»), l´operaio sul cantiere per la rete del gas. E non si tira indietro quando lo chiamano per una riesumazione («una volta riaprimmo le bare di dieci suore di clausura: sui crani avevano coroncine bellissime») o per la vestizione di una salma. «I miei desideri più grandi, oltre a fare il custode del cimitero, sono diventare ricco per aiutare chi ha bisogno, sognare mia madre, che è morta poco più di un anno fa, e girare un film con Lino Banfi». Qualche mese fa era a Turi col pullman dell´orchestra. «A un certo punto ho visto qualcosa che non dimenticherò mai: un funerale con un carro meraviglioso, tutto in legno, trainato dai cavalli. Ho tirato fuori il telefonino e ho girato quella scena».L´assunzione gli è arrivata a maggio del 2007. Nel cimitero di Mariotto, frazione di Bitonto, dove però per quattro mesi non si è visto un morto. Gli anziani della zona lo avevano eletto a portafortuna, gli impresari di pompe funebre cominciavano a pensarla in maniera opposta. «Poi di colpo sono arrivati due funerali tutti assieme: un uomo e una donna». Ma il peggio doveva ancora arrivare. È successo a dicembre, quando gli è scaduto il contratto. Pinuccio l´ultimo paradosso l´ha vissuto quando ha realizzato il suo sogno di bambino. E si è ritrovato precario nel posto più definitivo per antonomasia: il cimitero. «Ora non mi resta che aspettare. Lo stipendio non era granché, 600 euro al mese, e quella cifra riesco a guadagnarla con qualche lavoretto, ma l´amarezza è tanta. Al mio posto sono arrivati due ex ausiliari del traffico che il Comune doveva riassorbire in organico». E adesso? «Il sindaco mi ha promesso la riassunzione. Se così non fosse, però, sarei pronto a fare a fare le valigie anche per una città del Nord. Nel mio lavoro un cimitero vale l'altro».

di Gianni Messa (laRepubblica - Bari)

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