Pensieri allo specchio

Le stranezze della vita. Presi dalla compulsione di una vita frenetica, stritolati tra la cronica mancanza di tempo e la irritante perdita di esso in azioni inutili e artificiose, ci soffermiamo sempre meno a ragionare. A capire dove stiamo andando e perchè, cosa ci sta capitando, cosa il mondo sta architettando per noi. E così può capitare che anche farsi la barba, ritagliare mezz'ora solo per sè stessi, per la cura del proprio corpo, ci metta difronte alla dura verità. Lo specchio rivela lo sguardo che la mattina non puoi scrutare perchè troppo indaffarato nelle abluzioni meccaniche e frettolose, quello che nel corso della giornata riesci ad intravedere solo nello sguardo degli altri, quello che la sera trovi distrutto da questa aria sempre grigia (grigia come il tuo viso) e in cerca di una distensione che arriverà solo nel caldo del tuo letto. I pensieri di oggi sono positivi. Quelli di ieri lo erano meno. Quelli del mercoledì erano di rammarico, di frustrazione per un giorno che tarda ad arrivare, per una notizia che si fa attendere e che tu ben poco puoi fare per pressare o stressare. Quelli del giovedì, invece, sono di speranza, o meglio, una presa di coscienza. Ti accorgi, guardando i tuoi occhi, che sei dovuto venire fin quassù per capire chi sei. Che hai avuto bisogno di due mesi da solo, in un nuovo ambiente, in una situazione irreale e distante mille miglia dalla tua vita, per riprendere confidenza con tè stesso. Sono mesi che mi pare di aver raggiunto quell'equilibrio psico-fisico che solo pochi anni fa sembrava irraggiungibile. Dopo la laurea, i lavori seri e meno seri, i colloqui in giro per l'Italia, i confronti e i raffronti, i casini della vita e le cazzate dell'amicizia, avevo capito chi sono, come sono e perchè sono. Certo mi manca ancora il tasselo "dove vado e cosa sarò", ma questa è un'altra storia. Quindi ho pian piano acquisito certezze, modelli e schemi certi che mi dicevano e mi indicavano volta per volta il perchè delle mie scelte. Cosa mi va di fare e cosa no, cosa mi piace e cosa meno, cosa so fare e cosa no, quali sono i miei pregi e quali i miei difetti, i vizi e le virtù, gli errori da correggere e quelli da preservare perchè altrimenti non sarei più me stesso. Ok, sul concetto del "me stesso" tornerò un'altra volta dato che penso ancora che il libro che più mi ha formato è stato (e sarà sempre) "Uno, nessuno e centomila". "Me stesso" non significa nulla se pensiamo a quanti "me stessi" possiamo essere nell'arco di una giornata. Ma tant'è... Avevo in mente un modello-base di me, un "Savio senza optional" che era sempre pronto all'occasione per fare raffronti e indicare la strada da seguire. Ti affezioni a questo modello. Ti piace, lo segui sempre e ti aiuti con esso a farti scivolare addosso le critiche distruttive ("destruens" direi adesso), a recepire quelle costruttive, a fregartene degli altri, della loro commiserazione o della loro approvazione. Ma, nel pieno della quotidianeità, quando hai altro a cui pensare che a te stesso, vivi tutto questo in maniera artificiale, come un altro "te" che ti guida dal di fuori. Difficili da spiegare a parole queste sensazioni. Difficili da condividere in un blog. Qui a Milano ho l'occasione di stare solo con me stesso, di godere appieno del mio corpo e della mia mente, di nutrirla come voglio, di prendere strade che so essere solo mie e solo da me indicate. Di leggere i libri che mi piacciono, di vedere le mostre che mi colpiscono, di partecipare a convegni che mi interessano, di studiare ciò che voglio e di lavorare in progetti in cui credo. Insomma, ho ripreso possesso del mio corpo. E mi sono accorto che mi piace. E così la sicurezza sbandierata nei mesi scorsi adesso può finalmente scendere in campo e mostrarsi in tutti i suoi effetti. Chissene... dei giudizi, dei commenti, delle paure, della tendenza a non sprecarsi, dell'andarci piano, dell'usare i piedi di piombo, del non lanciarsi nelle nuove esperienze. Le certezze ci sono sempre, le incertezze anche. Ma queste ultime, adesso, so che non dipendono solo da me, che posso governarle ma non indirizzarle, che posso gestirle, ma non crearle. Questo è un periodo di cambiamento, lo ritengo positivo e altamente formativo. Sto succhiando tutto il possibile nel confronto con docenti, professionisti e amici. Mi tengo ben distante dalla milanesità dei tempi stretti, dello sgarbo in metro, dell'ossessione al week end come contrazione della vita da vivere. Ma adesso so di essere nella mia giusta collocazione. Chi sarò lo deciderò volta per volta. Chi sono lo so. Adesso.

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